Quello delle Indian Pale Ale è uno stile molto particolare, di estremo successo, forse è una delle categorie di birra artigianale più apprezzata, bevuta e conosciuta in tutto il mondo.
Conosciute anche con l’acronimo di IPA, sono il fortunato frutto di una serie di coincidenze.
Iniziamo col dire che le IPA che troviamo solitamente in commercio sono in realtà American IPA ossia birre molto luppolate, ma con luppoli americani, estremamente aromatici, molto profumati. Ci sono però anche IPA prodotte con luppoli della Nuova Zelanda, Australia e Giappone e anche europei.
Questi ultimi hanno iniziato ad essere conosciuti e a diffondersi proprio per le loro caratteristiche di profumo esuberanti e fruttate.
Le IPA possono essere considerate anche le sorelle maggiori delle APA: in fondo una American Pale Ale (birra chiara con luppolo americano), se diventa più alcolica e più carica di luppolo diventa naturalmente una IPA.
I confini sono abbastanza sfumati tra i due stili.
È interessante però l’origine storica della tipologia di birra che risale al 1800: i birrai inglesi volevano produrre birre da esportare nelle colonie e quindi resistere alle temperature di viaggio in mare, queste birre però difficilmente arrivavano a destinazione in buone come erano partite.
Ci si è accorti abbastanza in fretta che producendole con quantitativi di alcol e luppolo superiori, queste birre riuscivano a sopportare meglio il viaggio in mare.
Al tempo non lo si sapeva ma alcol e luppolo fungono da conservanti e proteggono meglio le birre dai microrganismi che potrebbero contaminarle e rendere cattive.
Queste birre quindi destinate alle colonie venivano chiamate Indian Pale Ale forse perchè al tempo tutti i luoghi lontani, erroneamente, venivano identificati come Indie.